One in Six Infections Resist Antibiotics: A Silent Global Emergency
The WHO Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025 reveals a growing and uneven crisis threatening the foundations of modern medicine.
In a neonatal ward in Nigeria, baby Eniyoha is fighting sepsis. The first antibiotics fail. Doctors try stronger drugs — they fail too. Her story, cited in the WHO’s Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025, embodies a worldwide emergency: antibiotic resistance is spreading faster than our ability to control it.
“Antimicrobial resistance is eroding the foundations of modern medicine,” said WHO Director-General Dr Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Without effective antibiotics, even routine surgeries or cancer therapies could become dangerously risky.”
A global threat, growing fast
From 2016 to 2023, participation in WHO’s Global Antimicrobial Resistance and Use Surveillance System (GLASS) increased fourfold — from 25 to 104 countries — now covering over 70 % of the global population.
Yet this expansion reveals a troubling reality: one in six bacterial infections worldwide is resistant to at least one commonly used antibiotic.
Based on over 23 million confirmed infections, the 2025 report shows that resistance is highest in urinary tract (one in three) and bloodstream infections (one in six), and lower in gastrointestinal (one in fifteen) and gonococcal infections (one in 125).
The South-East Asia and Eastern Mediterranean regions lead with about one in three infections resistant, while Europe and the Western Pacific report about one in ten and one in eleven, respectively.
The pathogens and their resistances
Among the eight key pathogens under surveillance — E. coli, K. pneumoniae, Acinetobacter spp., N. gonorrhoeae, non-typhoidal Salmonella, Shigella spp., S. aureus and S. pneumoniae — the data outline a complex landscape of resistance across essential antibiotics.
E. coli shows 44.8 % resistance to third-generation cephalosporins and around 40 % to fluoroquinolones globally, exceeding 70 % in parts of Africa.
K. pneumoniae exhibits 55.2 % resistance to cephalosporins and 16.7 % to carbapenems, rising to 41 % in South-East Asia.
Acinetobacter spp. resists carbapenems in 54.3 % of bloodstream infections globally and up to 66 % in the Eastern Mediterranean region.
For Gram-positive bacteria, Staphylococcus aureus (MRSA) remains a major threat, with 27.1 % global resistance and peaks above 50 % in some Middle Eastern countries.
Enteric pathogens are also evolving: non-typhoidal Salmonella show 18 % resistance to ciprofloxacin (up to 36 % in Europe); Shigella spp. show 30 % global resistance, reaching 75 % in South-East Asia; N. gonorrhoeae shows almost universal 75 % fluoroquinolone resistance, while ceftriaxone resistance remains low (0.3 %) but is rising regionally.
Inequality and vulnerability
The WHO report highlights a stark pattern: the weaker the health system, the higher the antibiotic resistance.
In sub-Saharan Africa, only 1.3 % of clinical labs perform full bacteriology testing and fewer than 20 % use automated systems. Such diagnostic gaps fuel empirical prescribing, treatment failure and the silent spread of multidrug-resistant bacteria.
By 2030, antimicrobial resistance could claim over 10 million lives annually, half of them in the Western Pacific region.
Causes and escalation
Excessive and inappropriate antibiotic use remains the chief driver.
“Access” antibiotics — the recommended first-line drugs — account for just 52.7 % of global use, while “Watch” antibiotics, meant for restricted use, make up 45.3 %, exceeding 70 % of total consumption in nearly one-third of countries.
Slow drug development, poor infection control and widespread use of antibiotics in animal farming further accelerate the crisis.
Priorities for action
The 2025 WHO report outlines five strategic priorities:
- Expand surveillance to all countries by 2030 with stronger data systems.
- Reduce “Watch” antibiotic use and increase “Access” antibiotics to at least 70 %.
- Improve diagnostic capacity, especially in low-income settings.
- Invest in R&D for new antibiotics against carbapenem-resistant Acinetobacter and Enterobacterales.
- Adopt a “One Health” approach linking human, animal and environmental health.
A call to action
Antibiotic resistance is not a future problem — it is a silent pandemic already unfolding.
As the WHO warns, “Antibiotic resistance knows no borders and threatens to return us to a pre-antibiotic era.”
The response must be collective, evidence-driven and immediate. In the fight against resistant bacteria, knowledge remains our most potent weapon.
Un’infezione su sei resiste agli antibiotici: il mondo di fronte a un’emergenza silenziosa
L’allarme del nuovo rapporto OMS 2025 sull’antibiotico-resistenza: dati, cause e strategie per difendere la medicina moderna.
Nel reparto di neonatologia di un ospedale nigeriano, la piccola Eniyoha lotta contro una sepsi. Gli antibiotici di prima scelta non funzionano. I medici provano con farmaci più potenti, ma anche questi falliscono. Il caso di Eniyoha, riportato nel nuovo Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non è un’eccezione: è il volto umano di una crisi che cresce silenziosamente in tutto il mondo.
“L’antibiotico-resistenza sta minando le basi stesse della medicina moderna”, dichiara il Direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Senza antibiotici efficaci, interventi chirurgici di routine o terapie oncologiche potrebbero tornare a essere pericolosamente rischiosi.”
Un problema globale, in rapida espansione
Dal 2016 al 2023 la partecipazione dei Paesi al sistema globale di sorveglianza dell’OMS, il GLASS (Global Antimicrobial Resistance and Use Surveillance System), è quadruplicata: da 25 a 104 nazioni attive, che oggi coprono oltre il 70% della popolazione mondiale.
Ma questa crescita nella raccolta dati porta con sé un messaggio inquietante: una infezione batterica su sei nel mondo risulta resistente ad almeno un antibiotico comunemente usato.
Il rapporto, basato su oltre 23 milioni di infezioni confermate, mostra che le resistenze sono più elevate nelle infezioni urinarie (1 su 3) e del sangue (1 su 6), mentre risultano minori per quelle gastrointestinali (1 su 15) e per la gonorrea (1 su 125).
Le regioni più colpite sono il Sud-Est Asiatico e il Mediterraneo Orientale, dove circa un’infezione su tre mostra resistenza ai trattamenti standard. All’estremo opposto, l’Europa e il Pacifico Occidentale registrano tassi rispettivamente di una su dieci e una su undici.
I batteri più pericolosi e le loro resistenze
Tra gli otto patogeni principali sotto sorveglianza — E. coli, Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter spp., Neisseria gonorrhoeae, Salmonella non-tifoide, Shigella spp., Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae — emerge un quadro allarmante di resistenze diffuse ai farmaci di prima e ultima linea.
Escherichia coli, il batterio più comune nelle infezioni urinarie e del sangue, mostra una resistenza del 44,8% alle cefalosporine di terza generazione e quasi del 40% ai fluorochinoloni. In Africa, il tasso supera il 70%, costringendo molti medici a ricorrere ai carbapenemi, antibiotici di riserva che dovrebbero essere usati solo nei casi più gravi.
Klebsiella pneumoniae, responsabile di polmoniti e infezioni ospedaliere, presenta un 55,2% di resistenza alle cefalosporine di terza generazione e un 16,7% ai carbapenemi a livello globale. Ma nel Sud-Est Asiatico il tasso di resistenza ai carbapenemi raggiunge il 41%, riducendo drasticamente le opzioni terapeutiche.
Acinetobacter spp., spesso associato alle polmoniti da ventilatore e alle infezioni in terapia intensiva, resiste ai carbapenemi nel 54,3% dei casi, con punte del 66% nella regione del Mediterraneo Orientale. È uno dei batteri più difficili da eradicare: sopravvive sulle superfici per settimane e può trasmettere geni di resistenza ad altri microrganismi.
Per i batteri Gram-positivi, la situazione non è meno preoccupante. Il temuto Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) causa oltre un quarto delle infezioni del sangue globali (27,1%), con picchi superiori al 50% in alcune aree del Medio Oriente.
Tra i patogeni enterici, il quadro è in peggioramento:
- le Salmonelle non-tifoidi mostrano una resistenza al ciprofloxacina del 18% a livello globale, ma fino al 36% in Europa;
- le Shigelle resistono agli stessi antibiotici nel 29,7% dei casi, con valori che raggiungono il 75% nel Sud-Est Asiatico;
- la Neisseria gonorrhoeae è ormai quasi universalmente resistente ai fluorochinoloni (75% dei ceppi globali), mentre la resistenza alla ceftriaxone, ultimo baluardo terapeutico, rimane bassa (0,3% globale) ma in crescita nel Mediterraneo Orientale (2,5%).
Il peso delle disuguaglianze
Il rapporto OMS rivela una correlazione netta: maggiore è la fragilità del sistema sanitario, più alta è la resistenza agli antibiotici.
Nei Paesi a basso reddito, dove mancano laboratori di microbiologia e controlli di qualità, le infezioni resistenti sono più frequenti e più letali. In Africa subsahariana solo l’1,3% dei laboratori clinici esegue test batteriologici completi, e meno di un quinto dispone di sistemi automatizzati di antibiogramma.
Le conseguenze si misurano in vite umane e costi sanitari. Gli esperti stimano che entro il 2030 la resistenza antimicrobica potrebbe causare oltre 10 milioni di morti l’anno nel mondo, di cui più di 5 milioni nella sola area del Pacifico occidentale.
Le cause e la spirale della resistenza
L’uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici resta il principale motore del fenomeno.
Secondo l’OMS, gli antibiotici “Access”, raccomandati come prima scelta, rappresentano solo il 52,7% dell’uso globale, mentre quelli “Watch”, che dovrebbero essere riservati a casi specifici, arrivano al 45,3% e in un terzo dei Paesi superano il 70%.
A ciò si aggiungono la mancanza di nuovi antibiotici in sviluppo, la scarsa igiene in ospedali sovraffollati, la diffusione di batteri resistenti negli allevamenti e il commercio globale di farmaci senza ricetta.
Le strategie per il futuro
Il rapporto OMS individua cinque priorità:
- Estendere la sorveglianza a tutti i Paesi entro il 2030, migliorando la raccolta e la qualità dei dati.
- Ridurre l’uso di antibiotici “Watch” e portare gli “Access” ad almeno il 70% del totale.
- Rafforzare i sistemi diagnostici, soprattutto nei Paesi a basso reddito.
- Investire nella ricerca di nuovi farmaci contro i batteri multiresistenti, in particolare Acinetobacter spp. e Enterobacterales carbapenem-resistenti.
- Applicare un approccio “One Health”, che integri salute umana, veterinaria e ambientale.
Conclusione
L’antibiotico-resistenza non è più un problema del futuro: è una pandemia silenziosa già in corso.
Come scrive l’OMS nel suo rapporto, “le resistenze agli antibiotici non conoscono confini e minacciano di riportare la medicina all’era pre-antibiotica”.
Il tempo per agire è ora — e la conoscenza scientifica resta la nostra prima linea di difesa.
Author: Stefano Michienzi
Source:
Global antibiotic resistance surveillance report 2025
Global antibiotic resistance surveillance report 2025: summary
World leaders commit to decisive action on antimicrobial resistance




