Da cosa dipende la percezione della malattia? Un nuovo studio rivela i legami tra sistema immunitario e cervello

Febbre e perdita di appetito: sintomi molto diffusi sono causati da specifici neuroni

La percezione della malattia vede primo piano il nostro cervello: il dolore conseguente a stati infiammatori o ad alterazioni morfofunzionali consegue dalla stimolazione delle terminazioni del sistema nervoso periferico e dalla risposta elaborata dal nostro cervello.

Un nuovo studio dimostra che sintomi molto diffusi e conservati dall’evoluzione in un gran numero di specie diverse, come febbre e perdita di appetito, dipendono da un meccanismo che si fonda sul funzionamento di una specifica popolazione di neuroni in grado di rispondere ai segnali provenienti dall’attivazione del sistema immunitario, questi neuroni sono caratteristicamente dotati di recettori per molte molecole generate dal sistema immunitario quando è in corso un’infezione. In presenza di tali molecole, la popolazione di neuroni dotata dei giusti recettori risponde in modo altamente reattivo, dimostrando così che essi possono percepire direttamente lo stato immunitario periferico dell’organismo. Durante la ricerca sono state usate tecniche che hanno permesso di attivare o rimuovere in modo specifico questi neuroni dal cervello dei topi: inducendo la febbre e la perdita di appetito, e la ricerca di calore (e di rifugio), tutte risposte tipiche di animali di ogni genere quando sono infettati.

Ma i ricercatori sono andati ancora oltre: hanno individuato le aree del cervello a cui questi neuroni inviano segnali. È risultato che i “neuroni della febbre” stimolano aree del cervello già ben note per controllare la temperatura corporea e l’appetito e si è dimostrato come il cervello percepisca direttamente lo stato immunitario periferico dell’organismo, rilevando le conseguenze immunitarie di un’infezione e inducendo in risposta classici sintomi di malattia.

Se l’attività dei “neuroni della febbre”, come è probabile, dovesse risultare modulata dall’attività di altre regioni del cervello, e non solo da segnali immunitari, avremmo una, solida base per investigare il possibile effetto del nostro stato mentale sulla sintomatologia associata a molte patologie: potremmo individuare il modo di controllare meglio alcuni comuni sintomi di malattia, attraverso la nostra mente e passare dalle attuali “tecniche olistiche” a terapie più solidamente scientifiche.

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