Dietro le Quinte delle VEQ: Caratteristiche, Capacità, Benefici e Aspetti Fondamentali della Valutazione Esterna della Qualità (VEQ) – Parte 3 – I campioni VEQ

Dietro le quinte delle VEQ – caratteristiche, capacità, benefici e risorse della valutazione esterna della qualità (VEQ): Parte III – I campioni VEQ

I Campioni VEQ: Tipologie, Caratteristiche e Sfide

Benvenuti al terzo capitolo della nostra serie dedicata alla Valutazione Esterna della Qualità (VEQ) nei laboratori clinici.
Dopo aver esplorato nella Parte I il contesto storico, legale ed etico delle VEQ, e nella Parte II le caratteristiche fondamentali dei cicli di valutazione, oggi ci immergiamo in un aspetto spesso sottovalutato ma cruciale: i campioni VEQ.

Perché i campioni sono così importanti?

Tutti i laboratori coinvolti in un ciclo VEQ ricevono i materiali nello stesso periodo, così da garantire un confronto equo e standardizzato. I campioni, quindi, non devono solo essere omogenei e stabili, ma anche commutabili: devono cioè comportarsi come veri campioni clinici e produrre risultati coerenti tra diversi metodi di analisi.

Trovare questo equilibrio è una sfida non da poco. Metodi diagnostici diversi, infatti, possono reagire in modo molto diverso allo stesso campione. È qui che entra in gioco il fornitore delle VEQ, responsabile della selezione di materiali in grado di riflettere accuratamente la realtà clinica.

Tipologie di Campioni VEQ

I campioni VEQ possono presentarsi in molteplici forme:

  • Campioni biologici reali: come siero, plasma, sangue intero, urine, saliva, espettorato, feci, liquidi biologici, e tamponi. Possono essere nativi o stabilizzati.
  • Campioni artificiali: matrici create in laboratorio e arricchite con analiti o microrganismi noti.
  • Materiali di riferimento o controlli commerciali: calibratori standardizzati, ampiamente utilizzati per garantire precisione.

Inoltre, alcuni programmi VEQ si basano su materiali alternativi: vetrini istologici, immagini digitali, set di dati o casi clinici simulati. Questi strumenti sono ideali per valutare anche le fasi pre- e post-analitiche del processo diagnostico, comprese la selezione del test, la preparazione del campione e la gestione della qualità.

Concentrazioni e Obiettivi Clinici

La scelta della concentrazione dell’analita nei campioni VEQ deve essere coerente con gli obiettivi clinici: per i test quantitativi, è fondamentale includere valori vicini ai limiti decisionali, così da valutare l’impatto reale di eventuali errori. Nei test qualitativi, invece, è utile lavorare con concentrazioni vicine al limite di rilevazione, per testare la sensibilità del metodo.

Alcuni campioni sono arricchiti con interferenti noti, come lipidi, bilirubina o emoglobina, per verificare la selettività dei dispositivi diagnostici. È preferibile usare materiali umani, ma quando questi non sono disponibili in quantità o concentrazione adeguata, si ricorre a pool o materiali modificati, con attenzione agli effetti sulla commutabilità.

I Campioni per il POCT: Una Sfida nella Sfida

Nel caso dei dispositivi Point-of-Care Testing (POCT), la questione si complica ulteriormente. Glucometri, test INR, analizzatori di emogas o lipidi lavorano spesso su sangue capillare o intero, campioni notoriamente instabili. Per questo motivo si impiegano spesso matrici artificiali, più resistenti ma meno commutabili.

Alcuni studi hanno dimostrato che i campioni di sangue intero fresco offrono risultati più affidabili. Un’idea promettente è quella dei campioni a doppio comparto, che separano la matrice biologica dal composto analitico fino al momento dell’analisi.

Selezione del Materiale in base al Programma

Non tutti i programmi VEQ hanno gli stessi obiettivi. Per questo, anche la scelta del materiale varia:

  • Per confronti interni tra laboratori dello stesso gruppo, sono fondamentali omogeneità e stabilità.
  • Per l’armonizzazione tra gruppi diversi, entra in gioco anche la commutabilità.
  • Per la standardizzazione, servono materiali con valore assegnato tramite metodi di riferimento tracciabili.

Campioni Sfidanti e Interferenze

Alcuni campioni VEQ sono progettati per essere “sfidanti”, ovvero contenere interferenze comuni come emolisi, ittero o lipemia. Questi elementi permettono di valutare la capacità dei test di riconoscere ed eventualmente correggere alterazioni nei campioni.

Il Ruolo Cruciale della Commutabilità

Un materiale è commutabile quando fornisce risultati comparabili a quelli ottenuti con veri campioni clinici su diversi metodi analitici. Tuttavia, la commutabilità può essere alterata da processi come l’aggiunta di conservanti, la liofilizzazione o il congelamento.

Per questo, la commutabilità deve essere verificata caso per caso, soprattutto per analiti sensibili agli effetti di matrice. Un materiale può infatti essere commutabile per una piattaforma e non per un’altra.

Preparare Campioni Stabili e Rappresentativi: Una Missione Complessa

I campioni VEQ devono sopportare condizioni di trasporto e conservazione difficili, spesso più gravose di quelle affrontate dai campioni clinici reali.

Si usano varie tecniche per aumentarne la stabilità:

  • Raffreddamento o congelamento
  • Liofilizzazione (quando il campione lo consente)
  • Stabilizzanti chimici come sodio azide o SDS

Ogni scelta rappresenta un compromesso tra stabilità e mantenimento delle proprietà biologiche, per garantire che il materiale resti il più possibile simile a un campione reale.

Preparazione del campione VEQ.
La preparazione inizia con la definizione dell’uso previsto dei singoli campioni del test di proficiency, la selezione di materiali di partenza idonei e, se necessario, l’aggiunta di composti, stabilizzanti e conservanti. Dopo il frazionamento e il confezionamento in contenitori adeguati, vengono testate l’omogeneità e, se necessario, la stabilità e la commutabilità dei campioni. Se i risultati dei controlli di qualità soddisfano i requisiti, il lotto viene approvato per l’uso nelle VEQ.
(Fonte: https://www.degruyterbrill.com/document/doi/10.1515/cclm-2024-1291/html)

Conclusioni

La preparazione dei campioni VEQ non è un’operazione tecnica di routine, ma un processo complesso e strategico che influenza in modo decisivo la qualità dell’intero ciclo di valutazione esterna. Ogni scelta—dalla matrice utilizzata alla stabilizzazione, dalla commutabilità alla concentrazione dell’analita—contribuisce a rendere la VEQ uno strumento efficace per migliorare la qualità della diagnostica di laboratorio.

Solo campioni ben progettati possono rivelare con precisione le criticità, stimolare il miglioramento continuo e garantire ai pazienti diagnosi sempre più affidabili.

 

Autore: Stefano Michienzi

Fonte: Behind the scenes of EQA – characteristics, capabilities, benefits and assets of external quality assessment (EQA): Part III – EQA samples

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